Resisti, cuore. L'Odissea e l'arte di essere mortali. Di Alessandro D'Avenia. Recensione.
- nocitovalentina

- 28 ott
- Tempo di lettura: 4 min

Resisti, cuore di Alessandro D’Avenia, scrittore, insegnante e sceneggiatore italiano un meraviglioso lavoro in cui l’autore abilmente ed elegantemente intreccia note autobiografiche con i riferimenti all’Odissea di Omero e alla figura archetipica di Ulisse, simbolo universale del viaggio dell’anima ma anche dei personaggi a lui vicini e lontani, amati e desiderati, come ad esempio l’amata e resiliente Penelope e il giovane figlio Telemaco.
🌊 “Resisti, cuore” – Un viaggio nell’umano oltre la tempesta
Alessandro D’Avenia, con “Resisti, cuore”, ci conduce dentro un viaggio che non è solo letterario ma profondamente psichico ed esistenziale. Già il titolo, tratto da un verso dell’Odissea (XX, 18), racchiude la tensione archetipica tra la fragilità del sentire umano e la forza della resistenza interiore: «Resisti, cuore, tu che hai sopportato mali peggiori».
D’Avenia non racconta semplicemente una storia: ci invita a sostare nel luogo dove il dolore incontra la speranza, e dove l’anima, come Ulisse, deve imparare a ritrovare la via di casa dopo le molte tempeste della vita.
🌀 L’Odissea interiore: Ulisse come simbolo del sé in cammino
Da psicoterapeuta, leggo questo libro come un manuale poetico di resilienza dell’anima, . La bellezza dell’opera di Omero come sottolinea D’Avenia, rende la stessa senza tempo in quanto il viaggio di Ulisse non è solo suo, ma può richiamare quello di ognuno di noi occupati ad affrontare la propria Odissea. Ulisse, per D’Avenia, non è solo l’eroe astuto e viaggiatore; è l’immagine dell’essere umano che, attraversando le prove della vita, si confronta con le proprie ombre, con il limite, con la nostalgia e con la perdita.
Nel linguaggio della psiche, Ulisse rappresenta il Sé che cerca integrazione. Ogni isola toccata, ogni mostro affrontato, ogni inganno smascherato diventa un frammento del processo terapeutico:
Polifemo, con il suo unico occhio, è la visione ristretta dell’ego che deve essere accecata per poter “vedere oltre”.
Circe e Calipso incarnano le seduzioni della regressione, del restare prigionieri di un passato confortevole ma sterile.
Itaca, infine, non è solo un luogo geografico: è la riconciliazione con se stessi, la meta che esiste solo dopo aver attraversato il mare interiore.
Come scrive Jung: «Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia.» D’Avenia ci invita proprio a questo risveglio: guardare dentro il proprio mare, affrontare i propri abissi, non per fuggirli ma per comprenderli, accettare la morte per tornare a vivere.
❤️ Il cuore come bussola
Nel testo, il cuore non è semplicemente un organo o un simbolo sentimentale: è il centro dell’umano, la sede della vulnerabilità e del coraggio. D’Avenia lo eleva a guida spirituale, una bussola silenziosa che orienta quando la ragione vacilla.
La frase “resisti cuore” assume allora un valore terapeutico: è il dialogo interiore che ciascuno di noi deve imparare a instaurare con se stesso. Nel dolore, non si tratta di negarlo, ma di abitarlo con dolce fermezza, come si rimane accanto a un paziente che soffre. D’Avenia sembra ricordarci le parole di Nietzsche :
«Chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come.»
Il cuore, in questo senso, è il perché che resiste anche quando tutto sembra dissolversi.
🌿 La bellezza come via di guarigione
Uno dei meriti più profondi di D’Avenia è quello di restituire alla letteratura la sua funzione artistica e terapeutica. La parola, la narrazione senza tempo, diventa spazio di elaborazione, il racconto diviene cura. La bellezza, in questo libro, non è un orpello estetico ma una forma di resistenza ed ancor di più di resilienza. È la capacità di trasfigurare la sofferenza in significato, il dolore in consapevolezza.
🔱 Ulisse come archetipo dell’uomo moderno
Come terapeuta e soprattutto come Valentina, non posso non leggere in Ulisse un’immagine del paziente contemporaneo, o di ognuno di noi: colto, inquieto, sradicato, sempre in cerca di un “ritorno” che non è mai solo geografico ma esistenziale, impegnato spesso ad dover affrontare battaglie che non ha scelto ma che non può fare a meno di affrontare. Nel nostro tempo di iperconnessione e dispersione, Resisti, cuore diventa un invito a ricomporre il frammento, a recuperare il senso di sé attraverso l’ascolto e la presenza.
Il viaggio di Ulisse, dunque, è anche il viaggio di chi intraprende un percorso terapeutico: un cammino non lineare, fatto di soste, smarrimenti e scoperte. E come in terapia, la meta non è un ritorno al “prima”, ma la nascita di un nuovo modo di abitare se stessi.
🌅 Conclusione: la cura come ritorno a Itaca
“Resisti, cuore” è un libro che parla alla parte più profonda di noi, quella che cerca luce pur attraversando la notte. D’Avenia ci ricorda che la guarigione non è eliminazione del dolore, ma sua trasformazione , come il viaggio di Ulisse non è fuga, ma ritorno.
E forse è proprio lì che D’Avenia ci invita a tornare: non all’isola, ma al centro del cuore, dove ogni tempesta trova finalmente le sue risposte e la sua quiete .
Bibliografgia: D'Avenia, A. (2023) Resisti, cuore. L'odissea e l'arte di essere mortali. ed. Mondadori.
























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